IL QUADERNO DELL’AMORE PERDUTO

di Valérie Perrin (Nord ed. – prima edizione 2015 – 344 pg)

Voto: ⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️ / su 5

 

Bellissimo! E con questo ho letto tutti i suoi libri e attendo con ansia il prossimo. Valérie Perrin anche questa volta non delude. La cosa magica dei suoi libri è che, scrivendoli in prima persona, ti sembra proprio che chi parla, in questo caso, sia una giovane infermiera di vent’anni con una spiccata sensibilità ed un amore per i suoi vecchietti della casa di cura dove lavora, la casa di cura Le Ortensie (già il nome è poesia).

Ogni pagina ti cattura con un dettaglio, una sfumatura, un colpo di scena che non ti aspettavi. Fino all’ultima pagina riesce a tenerti incollato alla storia e anche quando hai finito il libro vorresti che continuasse perché lascia sempre uno spiraglio aperto per un seguito e tu speri sempre che ci sia perché ormai ti sei innamorata di quei personaggi e senti di non poterne fare più a meno.

Ti chiedi anche “ma perché non ne fanno un film?” ma poi sai che sarà una delusione perché la tua fantasia sarebbe quasi certamente delusa dalla fantasia di un altro, e come te li sei immaginati tu quei personaggi non possono essere immaginati da altri.

La storia è intricatissima. All’inizio sembra molto semplice: una giovanissima ragazza, Justine, che ha perso i genitori da piccola in un tragico incidente d’auto insieme agli zii, vive con i nonni e il cuginetto rimasto anche lui orfano. Justine lavora in una casa di riposo, accudisce i vecchietti e la sera fa la vita da ventenne, va a ballare, conosce un ragazzo, si piacciono, ci va a letto ma non si ricorda nemmeno il suo nome.

Fin qui una storia quasi normale, ma a Justine piace scrivere e piace ascoltare le storie dei suoi vecchietti, che hanno una pessima memoria per il presente ma del passato ricordano ogni sfumatura, e quando qualcuno si interessa ai loro racconti i loro occhi iniziano a brillare. Ed è proprio da una di queste storie che inizia un libro nel libro, perché Justine scrive e ci racconta la bellissima storia d’amore di Hélène e Lucien, la scrive su un quaderno con la copertina blu, la scrive a penna e non su un freddo pc perché lo porta sempre con sé. Non vi fa venire voglia di scrivere anche se non siete scrittori? A me sì!

Ma mentre è presa da questa storia, alle Ortensie inizia un mistero, delle telefonate anonime che avvisano i parenti di vecchietti abbandonati che non vedono mai i loro cari, che questi sono deceduti, così facendo i parenti accorrono e i vecchietti vivi e vegeti sono felici di aver ricevuto finalmente la loro visita. Questo ovviamente porta a delle indagini della polizia e durante un interrogatorio a Justine, viene anche fuori che l’incidente d’auto dei suoi genitori e dei suoi zii fu oggetto di indagine perché era stato considerato “strano”. Da qui parte una terza storia, ossia le indagini di Justine per capire cosa sia davvero successo quella fredda mattina d’inverno.

La protagonista è meravigliosa, un’eroina dal cuore puro che sa ascoltare, dote oggi davvero rara, e sa trasformare dei racconti in pagine meravigliose (come la scrittrice che si è inventata il suo personaggio).

L’ultima cosa che voglio dirvi di questo splendido romanzo, di cui non voglio svelarvi troppo è, oltre a leggetelo, ricordate che l’amore a volte ci cammina accanto ma noi siamo troppo distratti o testardi per riconoscerlo.

Buon viaggio!