8. mar, 2021

TACCUINO DI UN VECCHIO SPORCACCIONE di Charles Bukowski (142 pg edizione Guanda)

Voto: 3 stelline su / 5

Mi avevano detto che leggere Bukowski è un’esperienza da provare prima o poi nella vita e devo dire che avevano ragione.

Come sono d’accordo sul fatto che sia un autore che o si ama o si odia, io però non sono in grado di essere così netta, almeno non alla prima esperienza.

Mi ha avvicinato a Bukowski il libro che ho letto qualche mese fa di Paolo Roversi, Taccuino di una sbronza dove un uomo, dopo un incidente, si risvegliava convinto di essere Bukowski.

Il libro mi era piaciuto molto ed è stato il primo passo verso un autore che non conoscevo affatto, letterariamente parlando.

Così, rovistando nella mia libreria mi sono resa conto di avere addirittura due mai letti.

Ho scelto questo perché era il più piccolo dei due, lo ammetto, e perché mi ricordava, dal titolo, proprio quello di Paolo Roversi.

E’ stata una vera esperienza, un fiume di parole, non sempre con un capo e una coda, aneddoti, racconti, storie vere? Chissà…

Colpisce però indubbiamente lo stile, asciutto, tagliante ma a volte anche poetico e che in certi momenti mi ha fatto morire dalle risate.

Curioso l’uso della punteggiatura, non mette mai una maiuscola dopo un punto e questa cosa che, normalmente, si segnerebbe con la matita rossa, in lui da una scintilla di genialità. E’ vero, a lui tutto è concesso.

Genio e sregolatezza, ci porta con lui attraverso le sue sbronze, le sue notti di sesso estremo, le corse dei cavalli e le scazzottate.

Un lessico forte? Si, indubbiamente, ma fa assolutamente parte del personaggio e dà una forza incredibile alla narrazione, gli stessi argomenti narrati con un lessico diverso non avrebbero lo stesso impatto. Mi è piaciuta moltissimo una lettera che lo stesso Bukowski riporta dove, all’invio di un suo racconto, un editore risponde:

“Caro signor Bukowski, lei afferma di aver cominciato a scrivere a 35 anni. Cosa faceva prima di allora? E.R.”

E Bukowski risponde:

“Caro E.R., non scrivevo.”

Ecco io qui ho visto il genio. Un genio dissacratore di questi grandi editori che si credono divinità con le loro domande, a volte inutili, e che lui mette a tacere in una riga, ma in questa riga c’è di più, non vedo solo uno sfottò ma anche il senso della sua vita, una vita seppur turbolenta, dedicata anche fortemente a questo amore, la scrittura, quasi a dire che prima dei 35 anni, prima di iniziare a scrivere, lui non esisteva.

Mi è piaciuto? Assolutamente si, perché ha uno stile unico e ora che finalmente l’ho conosciuto un po’ da vicino mi rendo conto di quanti scrittori cercano, invano, di imitarlo.

Ne leggero un altro? Sicuramente! Più in là però, devo decantare…

Lo consiglio? Si, ma consapevolmente, non è un libro per tutte le pance e bisogna sapere a che penna si va incontro, però ai giovani scrittori lo consiglio assolutamente perché è uno stile da conoscere assolutamente se si vuole intraprendere questo meraviglioso mestiere.

Ultimi commenti

23.11 | 05:54

Mi spiace non volevo offenderti ma esprimo solo un mio pensiero.

23.11 | 00:53

"Quasi dentro a ogni libro (ma non in tutti)"...
Se no non vuol dire niente la frase messa lì così.
PS. il libro di Bythell è tremendo. Magari anche il mio, ma quello è peggio. Grazie comunque.

15.06 | 16:38

Lia non so di che città sei ma qui a Milano ce ne sono ancora di bellissime, vanno scovate. Comunque continua a seguirmi perchè ho in mente proprio qualcosa legato a questo!

15.06 | 05:14

Grazie mi hai fatto ritrovare un ricordo bellissimo, quando ero ragazzina, e anche nella mia città c'erano librerie dell'usato, che ormai si sono estinte... Peccato...

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